Sterilità di coppia
SterilitàDa Louise Brown, la prima bambina nata in Inghilterra nel 1978, ben 40 anni fa, da una fecondazione artificiale assistita (ed oggi madre naturale) le tecniche di fecondazione hanno fatto passi da gigante fino a raggiungere al giorno d’oggi ottimi risultati presso i più importanti centri di sterilità rispecchiando l’evoluzione della società in un ambito delicatissimo e cruciale.
Esiste purtroppo nelle società occidentali un progressivo aumento della sterilità di coppia sia maschile che femminile. In gioco c’è un desiderio insoppremibile di garantire la continuazione della specie. Infatti le donne , ma anche i medici , hanno dovuto lottare e devono ancora farlo per avere trattamenti che la medicina ormai può offrire senza particolare difficoltà, sia pure non potendo garantire a tutti il successo.
La sterilità consiste in un problema o un ostacolo al momento della fecondazione che porterà alla totale mancanza di capacità riproduttiva nella donna e nell’uomo. La sterilità è quindi di fatto una “patologia di coppia” che viene diagnosticata dopo dodici mesi (sei per le donne sopra i 35 anni o in presenza di patologie e fattori di rischio) di rapporti non protetti e regolari che non portino a uno stato di gravidanza. Dovuta a svariate cause, la sterilità può essere affrontata, oltre che con la prevenzione, anche con cure farmacologiche, terapie studiate ad hoc o, se necessario, ricorrendo alla PMA (procreazione medicalmente assistita). Proprio come per l’infertilità, ci troviamo di fronte a un caso di sterilità primaria quando una coppia non è mai riuscita a ottenere una gravidanza mentre si parla di sterilità secondaria quando il problema sorge dopo una o più gravidanze.
Si definisce invece infertilità, un difetto dell’annidamento e/o dello sviluppo dell’embrione a causa del quale si verificherà l’impossibilità di proseguire la gravidanza fino a uno stato di vitalità del feto. Condizione assai dolorosa dal punto di vista psicologico, l’infertilità può portare all’interruzione spontanea di una o più gravidanze. Si parla infatti di infertilità primaria quando la donna non sia riuscita a portare a termine nessuna gravidanza e in questo caso i medici consigliano di iniziare un percorso di cura dopo due aborti consecutivi. L’infertilità secondaria invece si verifica quando gli aborti hanno luogo dopo aver portato a termine almeno una gravidanza.
Tra le cause dei sterilità femminile troviamo ad esempio disfunzioni ormonali, malformazioni congenite e alterazioni dell’apparato riproduttivo. Vediamo ora nel dettaglio quali tipi di patologie e condizioni cliniche possono portare all’infertilità nella donna.
- Endometriosi: patologia ormai sempre più frequente in età fertile, l’endometriosi causa la migrazione delle cellule endometriali (che in condizioni normali sono presenti solo nella cavità uterina) verso altri organi come ovaio e peritoneo pelvico. Questa malattia può essere asintomatica ma anche molto invalidante ed è spesso causa di sterilità o comunque di una sostanziosa riduzione delle possibilità di concepimento.
- Problemi a livello tubarico o pelvico: aderenze pelviche verificatesi per patologie infiammatorie, interventi chirurgici, riduzione o chiusura delle tube di Falloppio.
- Problemi a livello dell’utero: fibromi uterini, aderenze nella cavità uterina, infiammazioni dell’endometrio e malformazioni congenite dell’utero.
- Disfunzioni ormonali e problemi ovulatori: sindrome dell’ovaio micropolicistico, scarsa o assente riserva ovarica, iperprolattinemia, mancanza o forte irregolarità dell’ovulazione.
- Infertilità idiopatica: si verifica quando attraverso gli accertamenti portati a termini non si è riusciti comprendere una causa specifica.
Esistono fattori di rischio che possono concorrere all’insorgere dell’infertilità.
- Alcol
Cancerogeno e nocivo per molti organi, in particolare per il fegato e per il sistema nervoso centrale, l’abuso di alcol può incidere negativamente sulla fertilità dell’uomo e della donna. L’alcol tende infatti a impedire il corretto funzionamento delle ghiandole adibite alla produzione degli ormoni sessuali. - Fumo
Che smettere di fumare sia un toccasana per la salute è risaputo, ma avreste mai immaginato che abbandonare le sigarette potesse ripristinare i normali livelli di fertilità? Si stima che il 13% dell’infertilità femminile dipenda dal fumo, portatore di osteoporosi, danni alle ovaie, anticipazione della menopausa. Negli uomini il fumo compromette notevolmente la produzione degli spermatozoi, la loro motilità e vitalità, la morfologia e la loro concentrazione. Il consumo smodato di sigarette inoltre è spesso responsabile di molte disfunzioni sessuali specialmente negli uomini sotto i 40 anni. - Eccessivo consumo di caffè
Alcuni recenti studi hanno dimostrato che un uso sconsiderato di caffè (più di 4 tazzine al giorno) per le donne ridurrebbe del 25% le probabilità di concepire un bebè. La caffeina infatti riuscirebbe a “impigrire” le cellule delle tube di Falloppio, canali fondamentali per far sì che l’ovulo giunga nell’utero. - Inquinamento
È dimostrato che l’esposizione diretta ad agenti chimici, pesticidi, radiazioni e campi elettromagnetici, oltre che ovviamente l’inquinamento ambientale, rappresentino un rischio concreto per la fertilità femminile. - Peso
Dieta equilibrata e stile di vita sano sono le basi per una salute di ferro. Sia l’obesità che l’eccessiva magrezza infatti sono portatrici di molte malattie, tra cui l’infertilità (nel 12% dei casi). Il grasso corporeo causa l’accumulo di estradiolo, ormone femminile che induce uno sviluppo precoce. Il ciclo mestruale delle donne in sovrappeso inoltre può divenire irregolare fino a giungere a un vero e proprio scompenso nel giro di qualche anno. Allo stesso modo un peso molto basso può portare a scompensi ormonali (l’equilibrio ormonale è regolato anche dalla massa grassa) e all’amenorrea ( assenza di mestruazioni). - Età
Ogni donna nasce con un “corredo” di ovuli che saranno sufficienti per tutta la vita il cui numero si riduce con l’età. Oltre a una riduzione del patrimonio follicolare, con l’età la donna va incontro a un aumento di ovociti con alterazioni cromosomiche e l’utero, anch’esso “invecchiato”, subisce un deterioramento funzionale causando un aumento di aborti spontanei. - Malattie sessualmente trasmissibili
Le MST (malattie sessualmente trasmissibili) possono causare sterilità. Tra le più insidiose troviamo senza dubbio la Chlamydia. Infezione molto diffusa e asintomatica, questa patologia causa il 50% delle infiammazioni pelviche e colpisce soprattutto le giovani donne sessualmente attive tra i 15 e i 21 anni. Gli effetti della Chlamydia possono comparire anche 15 anni dopo averla contratta, quando ormai la patologia ha danneggiato l’endometrio e le tube di Falloppio rendendo la donna sterile. Pericolosa anche per gli uomini, la Chlamydia porta epididimite, prostatite e uretrite, compromettendo quindi la fertilità maschile. È bene ricordare che attraverso rapporti sessuali non protetti è possibile contrarre infezioni e patologie molto pericolose ed è quindi fondamentale adottare misure preventive e utilizzare strumenti di protezione dalle MST come ad esempio il preservativo.
In circa la metà dei casi di infertilità di coppia il fattore maschile rappresenta un possibile cofattore.
Esistono due tipi di trattamento dell’infertilità maschile:
- trattamento eziologico
- trattamento empirico.
Il trattamento eziologico si attua quando si individua la causa del problema e quindi è possibile un trattamento mirato. Ad esempio la varicocelectomia, quando indicata, assicura la rimozione di un fattore di rischio per la fertilità, il varicocele.
In caso di azoospermia (assenza di spermatozoi nel liquido seminale) ostruttiva il trattamento può essere rappresentato dalla disostruzione delle vie seminali.
Altra causa di infertilità riscontrabile sono le infezioni genitali, che devono essere trattate con terapia specifica dopo esami colturali specifici.
In caso di riscontro di ipogonadismo ipogonadotropo (patologia ormonale in cui vi è un ridotto funzionamento dei testicoli per la presenza di un deficit di produzione di gonadotropine FSH ed LH da parte della ghiandola ipofisi) la terapia di scelta di solito è il trattamento ormonale combinato con gonadotropine, che permette in una buona parte dei casi la ripresa della spermatogenesi.
Altre terapie ormonali sono rappresentate da farmaci antiestrogeni come il clomifene o dagli inibitori dell’aromatasi.
Purtroppo, in circa il 30% degli uomini infertili non è possibile formulare una diagnosi certa e il trattamento sarà empirico. Tale trattamento tende a migliorare la quantità e la qualità degli spermatozoi, aumentando così la probabilità di fecondazione e gravidanza.
In questi casi è frequente l’uso di sostanze antiossidanti, vitamine e, in casi selezionati, anche di alcuni ormoni.
Infine in caso di azoospermia ostruttiva e in alcuni casi di azoospermia secretiva, si può procedere, tramite tecniche chirurgiche dette TESE o microTESE, al recupero di spermatozoi e di tessuto testicolare, utilizzabili per procedure di procreazione medicalmente assistita e che possono essere crioconservati.