Ipertensione e gravidanza

Ostetricia

QUANDO SI PARLA DI IPERTENSIONE IN GRAVIDANZA?

Si definisce ipertensione in gravidanza la rilevazione di valori di pressione arteriosa diastolica ≥90 mmHg in almeno due misurazioni successive a distanza di non meno di 4 ore o la rilevazione di una singola pressione diastolica ≥110 mmHg [1]. National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health (NCC-WCH) nella linea guida (LG) Hypertension in pregnancy definisce i disordini ipertensivi della gravidanza come [1]:

  • ipertensione cronica: una ipertensione riscontrata al primo controllo in gravidanza o comunque comparsa prima di 20 settimane di gestazione
  • ipertensione gestazionale: una nuova ipertensione che compare dopo le 20 settimane di gestazione senza proteinuria clinicamente rilevante
  • pre-eclampsia: una nuova ipertensione che compare dopo le 20 settimane di gestazione con proteinuria clinicamente rilevante
  • pre-eclampsia grave: una pre-eclampsia con ipertensione grave e/o sintomi e/o disturbi ematologici e/o disturbi coagulativi (forte cefalea, visione offuscata o lampi visivi, papilledema, dolore sottocostale, vomito, clonie, dolorabilità epatica, sindrome HELLP, conta piastrinica <100 x 109/l, rialzo delle transaminasi con ALT o AST>70 IU/l)
  • eclampsia: comparsa di convulsioni associate a pre-eclampsia
  • sindrome HELLP: quando gli esami di laboratorio evidenziano emolisi, rialzo enzimi epatici, conta piastrinica diminuita.

L’ipertensione in gravidanza viene ulteriormente distinta in:

  • lieve: diastolica 90 mmHg – 99 mmHg, sistolica 140 mmHg – 149 mmHg
  • moderata: diastolica 100 mmHg – 109  mmHg, sistolica 150 mmHg -159 mmHg
  • grave: diastolica ≥110 mmHg, sistolica ≥160 mmHg

Viene definita proteinuria clinicamente rilevante il riscontro di >300 mg di proteine nella raccolta delle urine in 24 ore o un rapporto proteina/creatinina urinarie  >30 mg/mmol su singolo campione.
Nella linea guida Gravidanza fisiologica [2] è descritto come effettuare correttamente la misurazione della pressione arteriosa, sottolineando anche di effettuare una seconda misurazione a distanza di circa mezz’ora dalla prima nei casi con valori borderline.

 

COME PREVENIRE L’IPERTENSIONE IN GRAVIDANZA?

A oggi il regolare monitoraggio della pressione arteriosa in gravidanza è fondamentale, ma non c’è un esame realmente efficace per l’identificazione delle donne a rischio di sviluppare queste complicanzela loro prevenzione e la diagnosi precoce rimangono ancora una grande sfida cui dare una risposta.

Lo sviluppo di un esame non invasivo che permetta di valutare il flusso di sangue della placenta nei primi mesi di gravidanza potrebbe essere, quindi, davvero utile per diagnosticare precocemente eventuali anomalie, in modo da ridurre i rischi per la madre e per il bambino. Ed è proprio questo l’oggetto della ricerca di un recentissimo studio condotto in Inghilterra e appena pubblicato sul Journal of Magnetic Resonance Imaging[3].

I ricercatori hanno utilizzato un particolare tipo di risonanza magnetica (detto Pseudocontinuous Arterial Spin Labeling Magnetic Resonance Imaging), in grado di studiare il flusso sanguigno placentare. L’esame non è invasivo, non utilizza alcun mezzo di contrasto e non comporta pericoli per la donna incinta. Lo scopo dello studio è stato proprio quello di andare a vedere se c’è una correlazione fra il volume di sangue che arriva alla placenta e l’insorgenza di complicanze.

Sono state valutate 69 donne durante il secondo trimestre di gravidanza e si è visto che il flusso di sangue placentare era significativamente ridotto nelle donne che poi hanno sviluppato una complicanza, rispetto a quelle che hanno avuto una gravidanza normale.

Ci vorranno ancora studi per confermare tali risultati, ma quest’esame potrebbe essere davvero utile per individuare precocemente le donne a rischio di sviluppare complicanze legate a un malfunzionamento della placenta durante i primi mesi della gravidanza. Attualmente, l’unica arma che abbiamo a tal fine è la l’identificazione dei fattori di rischio, alcuni dei quali sono la pressione sanguigna alta, una malattia renale o il diabete mellito presenti già prima dell’inizio della gravidanza o una precedente preeclampsia. L’identificazione di queste condizioni potenzialmente pericolose serve proprio a fare in modo che le donne che le presentano siano seguite in ambulatori specialistici e con controlli più ravvicinati, in modo da poter diagnosticare il più precocemente possibile l’eventuale insorgenza di una complicanza.

Con la conduzione di una vita salutare e fisicamente attiva molti fattori di rischio possono essere evitati a priori, riducendo i rischi, qualora si andasse incontro a una gravidanza, sia per la madre che per il bambino.

Bibliografia

  1. National Collaborating Centre for Women’s and Children’s Health. Hypertension in pregnancy. The management of hypertensive disorders during pregnancy. London: Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, revised reprint 2011.
    SOGC clinical practice e guidelines.
    2. Sistema nazionale linee guida – Istituto Superiore di Sanità (SNLG-ISS). Linea guida Gravidanza fisiologica. Roma: SNLG-ISS, 2011 3.Dapeng L. Human Placenta Blood Flow During Early Gestation With Pseudocontinuous Arterial Spin Labeling MRI. J. Magn. Reson. Imaging 2020;51:1247–1257.