Che cos’è la restrizione della crescita fetale?

Ostetricia

La restrizione di crescita fetale si ha quando un feto non raggiunge il suo potenziale genetico di accrescimento per un qualunque motivo che può essere di origine genetica o placentare, dato da una gravidanza gemellare con condivisione della stessa placenta, o da uso di fumo o alcol da parte della madre, da non confondere con un feto piccolo che è quello che per qualunque parametro, ad esempio peso, circonferenza cranica, circonferenza addominale, si trova al di sotto del decimo percentile. Non tutti i feti piccoli soffrono necessariamente di restrizione di crescita, ma possono essere così per costituzione, magari come i genitori, da generazioni. Viceversa, anche i feti al di sopra del decimo percentile possono essere affetti da una restrizione di crescita.

Quali sono i rischi?
Sicuramente il rischio più temuto è la morte in utero. Anche possibili difficoltà al parto rappresentano un rischio per feti con restrizione di crescita: per un nascituro con scarse riserve nutritive e di ossigeno il parto può rappresentare un evento molto impegnativo, come una maratona per un cardiopatico. La cosa fondamentale è diagnosticare questi feti in modo da poterne ottimizzare la gestione.

Come si diagnostica la restrizione di crescita fetale?

La diagnosi è combinata: vanno fatte valutazioni di misura, la cosiddetta biometria (ad esempio circonferenza addominale, cranica, lunghezza del femore e stima del peso fetale), ma questo non basta, bisogna infatti fare anche una valutazione funzionale con la Doppler velocimetria, tecnica che permette di guardare le variazioni a carico del flusso placentare e fetale, incluso il flusso cerebrale. Le alterazioni di quest’ultimo sembrano essere correlate a esiti avversi.
Il parto rappresenta oggi l’unica soluzione per scongiurare la morte in utero, ma se si tratta di una restrizione che insorge precocemente, il parto sarebbe prematuro e connesso quindi ad altri rischi legati alla prematurità stessa: mortalità, morbidità neonatale e disturbi a lungo termine. Vengono fatti monitoraggi molto stretti del benessere fetale, cercando di ottimizzare il timing di parto in termini di rischio/beneficio. Quando invece la restrizione insorge più tardivamente siamo un po’ più avvantaggiati, essendo il problema della prematurità meno rilevante, ma non trascurabile.

Ad oggi, né in Italia né a livello internazionale c’è uniformità tra le varie curve di crescita e questo può portare a una variabilità nella diagnosi di feti con restrizione di crescita. Per il calcolo del peso fetale, i percentili sono degli indicatori statistici che vengono utilizzati per confrontare un valore rispetto a quelli dell’intera popolazione. Ad esempio servono per monitorare i valori di crescita di molti parametri nei bambini come peso e altezza. Se si parla di feti vengono valutati anche altri parametri come circonferenza cranica, circonferenza addominale, lunghezza del femore.
Prendendo un campione di 100 bambini della stessa età e ordinandoli per valori crescenti di altezza, se ne scegliamo uno a caso, ad esempio colui che occupa il 20° posto, questo bambino sarà un po’ più basso della media, rappresentata dal 50° percentile. Chi occupa invece la 70° posizione, e così tutti quelli che ricadono al 70° percentile, saranno un po’ più alti della media.